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  • Attenzione, maneggiare con cura!

    Attenzione, maneggiare con cura!

    La filosofia della Mangusta 08.01
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 1 - Attenzione, maneggiare con cura!

    È opinione comune che Nietzsche sia un filosofo difficile da scrivere (ci sono ben cinque consonanti consecutive) e da leggere, ma non è vero. Il suo pensiero può apparire oscuro ad un primo approccio perché il filosofo ama utilizzare metafore e simbologie per descrivere i concetti.

    Tuttavia si deve fare AT-TEN-ZIO-NE a non maneggiarlo con troppa disinvoltura, poiché ascoltando le parole di Nietzsche si corre il rischio di venire travolti dalla straordinaria passione e lungimiranza di un pensatore tanto enigmatico quanto efficace. Che sarà definito ateo, mistico, individualista, anarchico, di simpatie naziste e antimetafisico, nemico di Socrate e di Platone, distruttore di valori, sostenitore del nichilismo e molto altro. Senza che sia stato niente di tutto questo. Ma molto di più.

    Quello che è certo è che Nietzsche è un filosofo troppo "avanti" per la sua epoca, troppo complesso per chi non ha più tempo per capire e troppo rivoluzionario per chi non ha il coraggio di cambiare. Tuttavia dopo aver ascoltato il tourbillon della sua vita, i suoi disagi, le sue passioni, il suo pensiero, è impossibile non rimanerne "toccati" e continuare a fare le stesse cose di prima, come se niente fosse accaduto: perché lui ci grida in faccia di fermarci a riflettere perché rischiamo di gettare via la parte più "pura" della nostra esistenza, per ingabbiarci "in comportamenti anonimi e ripetitivi". Al punto che ormai la nostra vita è diventata del tutto prevedibile, poiché i nostri valori si sono cristallizzati, sono diventati statici e opprimenti.

    Ci dice insomma che stiamo obbedendo come un "gregge" inerte agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto quello che vuole lei, senza farci troppe domande. Lo fa attraverso i predicatori del progresso che, pagati da mercanti lungimiranti, ci dicono per filo e per segno come dobbiamo comportarci e cioè lavorare, produrre, consumare e poi morire, possibilmente senza dare troppo fastidio. Ma noi dobbiamo ribellarci a questa dittatura della ragione, che annulla tutti i nostri desideri e umilia la nostra indipendenza. E che ci fa consumare, grazie al lavoro e alla irreggimentazione sociale, una straordinaria quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre alla riflessione, all'amore, ai sogni e a tutte le nostre emozioni più vere. Scusate se è poco.

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    26 mins
  • Mister dinamite

    Mister dinamite

    La filosofia della Mangusta 08.02
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 2 - Mister dinamite

    Nietzsche è un filosofo di grande impatto. Non potrebbe essere altrimenti per un tipo che dice "Io sono dinamite". Resta da stabilire il motivo del successo che ha avuto nel tempo. Proviamo a capire. La sua "filosofia" si differenzia dalle altre per la sua spregiudicata originalità rispetto alla tradizione del pensiero occidentale. È passionale e travolgente. Analizza i "topos" della nostra cultura e li demolisce uno ad uno.

    Inizia dalla tragedia classica. Che nel mondo greco era un rito importante, uno specchio della coscienza collettiva, una sorta di seduta psicanalitica. Nietzsche afferma che Euripide l'ha tradita. Lui e Socrate col suo degno compagno Platone hanno sostituito i valori del Caos con quelli del "bene e della ragione". Quel "manipolo di criminali", insieme ai paladini del Cristianesimo, ha creato un disastro. Ha defenestrato Dioniso il dio del Caos e l'ha cacciato in un angolo "voltando così le spalle all'imprevedibilità della vita, per rifugiarsi tra le braccia del conformismo". L'animalità dell'istinto ha lasciato il campo alla razionalità, gli eccessi alla misura e la sostanza si è arresa alla forma. In questo modo hanno ingabbiato le passioni dentro gli schemi di una vita mediocre, priva di emozioni forti, annacquata da sentimenti moralistici quando invece noi siamo naturalmente figli del Caos e del Pòlemos, dello scontro continuo tra il Bene e il Male.

    Non solo, siamo anche schiacciati dalla Storia con i suoi esempi di personaggi "troppo alti". Dobbiamo reinterpretarla: la Storia deve insegnarci a vivere il presente, non a rimpiangere il passato. Ma la sua opera demolitrice continua. Dice che i cristiani hanno ribaltato la morale alterando la gerarchia degli antichi valori. Un tempo i "nobili di spirito" seguivano una morale valorosa che sanciva una trionfale affermazione della vita: coraggio, forza, salute erano valori che potevano seguire solo pochi. La massa non riuscendo a praticare sentimenti così alti ha messo in atto una "morale del risentimento". Che è riuscita a trasformare in vizi le virtù dei nobili e in virtù le vigliaccherie dei più deboli. "Questo sovvertimento è nato dall' invidia" e la "morale dei deboli" grazie alla propaganda dei tanti sacerdoti ha finito in breve col soppiantare la morale dei più forti. Senza alcuna giustificazione perché "Dio è morto". E con questa affermazione ribalta anche la visione cosmologica del mondo, secondo cui la Natura sarebbe opera divina. Per Nietzsche non è così: la natura esiste da sempre, è priva di ordine e non ha alcuno scopo. Gli uomini possono contare solo sulle loro forze. La natura è indifferente. Rispettare la morale perciò non ha alcun senso. Il suo pensiero è davvero "dinamite" e non potrà che mettere sotto pressione le coscienze di tutto il mondo.

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    28 mins
  • Biografia di un figlio di "buonadonna"

    Biografia di un figlio di "buonadonna"

    La filosofia della Mangusta 08.03
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 3 - Biografia di un figlio di "Buonadonna"

    Questo inquieto professore di filologia, con quei baffoni folti che sembrano aggiustati con le eliche di un bimotore, ha avuto una vita davvero singolare. Figli di pastori protestanti, alla morte del padre cresce in un ambiente di sole donne e forse per questo si lega a uomini più anziani ma centrati psicologicamente, come Jacob Burchard e Richard Wagner. Da giovane non è certo un leader, è gracile, pedante, tormentato da emicranie, teme di morire alla stessa età del padre, a 36 anni. Sulle donne fa colpo. Ma in negativo. Regala loro poesie e componimenti, le fa scappare.

    Tuttavia, intorno ai 18 anni, qualcosa cambia. Incontra la filosofia e comincia a pensare con la sua testa, diventando critico sul cristianesimo. La sua presunta mitezza appare una maschera di convenienza, poiché negli scritti scarica tutta la rabbia che ha dentro. Così a 20 anni trova il coraggio di dire alla mamma che vuol abbandonare la teologia per la filologia. E che non si sente più un cristiano. La mamma è dispiaciuta, ma accetta. Si dedica alla musica e compone. Grazie all'intercessione di tal professor Ritschl che lo prende in simpatia, gli viene offerta una cattedra di lingua e letteratura greca all'Università di Basilea.

    Accetta ma la cosa che lo appassiona di più in quel momento è il legame che stringe coi Wagner. Nietzsche è affascinato dal maestro e incantato dalla sua compagna Cosima. Diventa il loro factotum: una volta il maestro lo manda a comprare un paio di mutande di seta rosa per lui. Nietzsche è così preso dalla coppia che pensa di abbandonare la cattedra per seguirli nei loro impegni. L' insegnamento quotidiano lo sfibra. Decide che è il momento di diventare professore di filosofia. Scrive al Rettore e si candida alla cattedra dell'Ateneo, pur non avendone i requisiti.

    Per tutta risposta il Rettore gli assegna una vacanza. Ne approfitta per dedicarsi alla "Nascita della tragedia". L'edizione di 1000 copie va esaurita. Le cose sembrano mettersi al meglio ma il libro non ottiene l'effetto sperato. Anzi, gli danneggia la carriera. Ritschl critica pesantemente lo scritto. C'è da capirlo: il nuovo docente mette sottosopra l'intero mondo classico, se la prende con Socrate, dice che Euripide ha distrutto la tragedia. E come se non bastasse incensa Wagner che è un po' come se un ordinario di filologia in un suo testo distruggesse Socrate per seguire in tournee i Queen.

    L'Accademia lo giudica sospetto, Nietzsche deluso medita di abbandonare l'insegnamento per dedicarsi alla causa wagneriana. Dall'anno dopo il suo stato di salute peggiora. E a soli 30 anni il "giovane" Nietzsche è già un uomo seriamente malato (forse per un'infezione dovuta alla sifilide) con una situazione professionale incerta e una vita affettiva molto precaria. Non è granché.

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    38 mins
  • Le sue opere esplosive: Slanci di lampante intuizione
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 4 - Le sue opere esplosive: Slanci di lampante intuizione

    Sottoporre le opere di Nietzsche ad una rigida classificazione è impossibile. il pensatore di Rocken è un autore convulso che compone opere di vario genere. Quello che emerge in ogni suo scritto è la voglia di fare dei propri lavori tante bombarde lanciate contro le fortificazioni della mediocrità. Nietzsche è un "fan" del disordine. Critica l'idea chiave della filosofia di Socrate ossia che la conoscenza costituisca il "sommo bene" per gli uomini.

    Nietzsche, più che un "architetto" del sistema filosofico come Aristotele o Kant, è un abile "pescatore" di idee. Ritiene che un "sistema" vero non esista o che, se esiste, sia così inafferrabile da poter essere solo intravisto grazie a qualche sprazzo di luce improvvisa, ottenuto con alcuni lampi di illuminazione intensa. I suoi scritti pertanto possono essere considerati, a seconda di come li si guarda, come le bizzarre esternazioni di uno spirito inquieto o come un efficace antidoto alla tossicità del "pensiero unico", che già allora si stava diffondendo pericolosamente.

    Volendo tentare una suddivisione, le sue opere si dividono in tre grandi gruppi: le opere giovanili; gli scritti della distruzione e i Lavori finali o postumi, tra cui spiccano "Così parlò Zarathustra", "Al di là del bene e del male" e "L'anticristo". Qualcuno tuttavia dice che, pur essendo intriganti, i suoi scritti non sono chiari e quando li si affronta si rimane con l'amaro in bocca. Un esempio può aiutare a chiarire la questione: terminato Zarathustra, l'autore ne invia una copia all'amico Gast che, pur conoscendolo bene, gli confessa di non aver capito granché, ma di aver perfettamente compreso le linee generali. Insomma il libro gli risulta ostico ma "familiare", perché Nietzsche scrive per associazioni, si disinteressa della logica e privilegia la potenza dell'immagine linguistica.

    Le sue opere pertanto vanno affrontate con calma e passione, il lettore deve avanzare, fianco a fianco, insieme a lui. Perché l'autore usa una parola intermittente, fatta di pieni ma anche di vuoti, che lasciano spazio alla riflessione personale. Dietro questa tecnica si nasconde la convinzione che la vera essenza delle cose sia come un pesce meraviglioso che vive negli abissi e che si riesce catturare SOLO se si è particolarmente fortunati, in rare condizioni di luce. Se ci si attiene a queste indicazioni, Nietzsche risulterà essere uno dei più grandi filosofi di sempre per la sua capacita di suscitare "passione" in chi ascolta. Proprio perché il filosofo non vuol far leva solo sul ragionamento, ma vuole sollecitare lo sviluppo delle emozioni: quelle componenti fondamentali dell'attività cognitiva che spingono una persona a trovare la forza per agire e modificare gli eventi.

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    27 mins
  • La vita non è più una tragedia

    La vita non è più una tragedia

    La filosofia della Mangusta 08.05
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 5 - La vita non è più una tragedia

    Il primo scritto di Nietzsche, "La nascita della tragedia", si apre con la luttuosa sentenza del Sileno, il figlio del dio Pan, che si diceva fosse il precettore di Dioniso: "Il meglio, per te, uomo, sarebbe quello di non esser mai nato". Complimenti! Diciamolo subito: esistono programmi più allettanti in giro, ma Nietzsche non è uno sciocco e propone subito un rimedio. La cura è lo stesso Dioniso, il dio che sovrintende alle follie del mondo. E Nietzsche ci spiega perché. Quando ci comportiamo normalmente, quando siamo lucidi, dentro di noi prevale la ragione: si riescono a vedere con chiarezza i contorni delle cose, ma non si può andare oltre. Nel momento dell'"ebbrezza" invece si supera il senso del limite, si arriva a toccare più da vicino l'essenza delle cose, che è qualcosa di più profondo dell'apparenza dovuta ai trucchi del "velo di Maja" per utilizzare un'immagine cara a Schopenhauer.

    Dioniso è il dio dell'"Oltre", della rottura, dello spiazzamento. È il dio della notte, in cui tutto è indistinto e non si riesce a vedere la separazione tra le cose. È pure il dio della musica, della imprevedibilità che ci rapisce e ci spinge a superare i nostri limiti. Nella sua prima opera (la più "fortunata"), Nietzsche si propone un piano decisamente ambizioso per un filosofo poco più che ventenne: dimostrare qual è la verità della vita. Che è lontana dall'essere quell'immagine di armonia e di bellezza che ci è stata tramandata dell'età classica: un'ideale di bellezza immutabile che si esprime attraverso l'ordine, l'equilibrio e la proporzione.

    No, Nietzsche respinge questa visione troppo edulcorata e fiabesca, come a suo tempo l'aveva respinta Caravaggio e ce ne propone un'altra, diametralmente opposta: la vita non è un armonico succedersi di eventi contrassegnati dall'inizio di una meravigliosa alba luminosa che via via si stabilizza e si conclude poi nel trionfo dei colori tenui di un tramonto. Non è un tranquillo viaggio in mezzo alla campagna, al contrario, la vita è un guazzabuglio illogico e imprevedibile, un miscuglio metropolitano di toni accesi e colori forti, che si sovrappongono tra loro e si confondono inestricabilmente e dove le cose procedono disordinatamente e MAI in modo coerente. "Gaia Scienza" lo confermerà in modo ancora più radicale: "l'aforisma 125 del folle" annuncia infatti "la morte di Dio" e dichiara che il raggiungimento di una nuova felicità (la "Gaia scienza" per l'appunto) è possibile attraverso l'esercizio di una nuova etica, che si colloca proprio "Al di là del bene e del male".

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    38 mins
  • Oltreumano, non oltremondano

    Oltreumano, non oltremondano

    La filosofia della Mangusta 08.06
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 6 - Oltreumano, non oltremondano

    Così parlò Zarathustra è il capolavoro di Nietzsche, il suo libro più sofferto e anche quello in cui si mette maggiormente a nudo. Una lettura semi esoterica che richiede molta pazienza e un certo impegno. Ma che poi premia. Non è una lettura facile, però. Perché sciorina miriadi di simbolismi, metafore, apoftegmi che ci sfida impunemente a interpretare, sottolineando i dettagli, tuffandosi nelle allegorie e interpretandone i simbolismi. Ma è una lettura irrinunciabile per chi si interessa di filosofia e non solo. Also sprach Zarathustra è una di quelle poche opere che mal sopporta una lettura consecutiva. È un volume singolare che richiede d'essere tirato giù dallo scaffale ogni tanto e aperto a "sorpresa", per essere sfogliato liberamente, magari saltando da un aforisma all'altro e lasciandosi trasportare dal guizzo, non senza qualche timore, come si fa con Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

    Le mille interpretazioni dell'opera consentono di avventurarsi in un'esplorazione continua, lasciando gran spazio all'interpretazione. È facile identificarsi in Zarathustra, che è un personaggio che vuol abbracciare la vita appieno e allontanare da sé tutte le idee che impediscono di goderla. Ci si esalta con lui. Ci si intristisce con lui. Si può dire che Zarathustra è lo pseudonimo con cui Nietzsche si consacra ai lettori. È la storia di un profeta che scende tra gli uomini per rivelare tutto ciò che ha imparato. Prima di arrivare in paese, si imbatte in un vecchio solitario che cerca di dissuaderlo, mettendolo in guardia sul fatto che non troverà niente di buono laggiù. "Ma quale regalo? Agli uomini poi?" dice scuotendo la testa il vecchio: "Non bisogna dar niente a quelli scellerati".

    Ma Zarathustra non si arrende e persevera. Rivela loro che son soli, che "Dio è morto" e bisogna creare un nuovo essere umano che dia più valore alla terra e meno importanza al cielo. La gente non lo ascolta. Allora incalza, annunciando che si sta avvicinando il tempo in cui l'uomo avrà consumato tutti i suoi desideri e che quel giorno farà la sua comparsa sulla terra l'ultimo uomo, il "Letzemensch", il più spregevole di tutti, che però sarà quello che vivrà più a lungo. Prima che questo accada, essi devono lasciarsi sconvolgere da questi cambiamenti "...perché occorre aver un Caos dentro di sé, per poter generare una stella danzante". Anche in questo caso, nessuno se lo fila. Quindi va a tenere i suoi discorsi nel deserto, sinché incontra l'uomo superiore, il Superuomo, l'unico che potrà seguirlo.

    Perché bisogna leggerlo? Come si fa a non leggere il libro del filosofo più spirituale dei materialisti, del più razionale tra gli irrazionalisti, del più religioso degli anticristiani e anche del più idealista degli antidealisti? Appunto, non si può.

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    36 mins
  • I 4 grimaldelli di Nietzsche

    I 4 grimaldelli di Nietzsche

    La filosofia della Mangusta 08.07
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 7 - I 4 Grimaldelli di Nietzsche

    Nietzsche è come la trippa o il matrimonio, non suscita mai emozioni mediane: o lo odi o lo ami. Ma quali sono i suoi concetti portanti? Sono quattro i concetti nietzschiani che hanno fatto impazzire gli esegeti e numerose generazioni di studenti: "la transvalutazione dei valori", "la volontà di potenza", "l'eterno ritorno" e "l'amor fati". Nietzsche non li ha resi, volutamente, accessibili perché non gli interessa trasmettere una conoscenza "comprensibile, oggettiva e disinteressata": il suo intento non è mai esplicativo, bensì esplorativo e trasformatore. Tuttavia, ad affrontarle con un po' di attenzione, queste quattro espressioni non sono poi così ostiche come sembrano.

    La transvalutazione dei valori indica la sostituzione che, una volta annunciata la "morte di Dio", ogni essere umano deve fare dei valori della morale cristiana. Con cosa rimpiazzarli? Con i valori che annuncia Zarathustra: quelli del Superuomo, ossia i valori vitalistici dell'esistenza, della salute, della forza, del coraggio e della responsabilità di sé. Bisogna sovrapporre queste nuove virtù agli antichi valori. Secondo quale criterio? Quello dell' "eterno ritorno" di cui si trova spiegazione nell'aforisma 341 di "Gaia Scienza": "Immagina che ci sia un demone che ti obblighi a vivere tutte ciò che hai fatto e pensato, altre innumerevoli volte, per l'eternità. Sarebbe una tortura se tu non le avessi fatte con gioia. Ma sarebbe una festa se invece tu riuscissi a vivere in modo da poter scegliere ogni cosa in piena consapevolezza".

    Nietzsche non ha intenzione di proporre una nuova teoria del tempo. Il suo obiettivo è quello di incrinare le nostre vecchie abitudini per spingerci a creare una prospettiva diversa nell'affrontare la vita. Da questa teoria si collega la terza importante concezione nietzschiana, l'"amor fati", ossia quella proposizione che ci suggerisce di amare il nostro destino e di volere che tutto vada "esattamente come va", accettando e glorificando tutti gli imprevisti che ci capitano, quelli belli e quelli brutti. Insomma, una sorta di "beatitudine terrena" che va a sostituire l'"estasi celestiale". Per rendere più convincente il tutto sciorina il suo quarto concetto portante: "la volontà di potenza". Se accettiamo il nostro destino con gioia, grazie all'amor fati, allora prendiamo coscienza della nostra forza e ci inorgogliamo: ci siamo eretti al di sopra del Caos della vita, manifestando liberamente la nostra "volontà di potenza", siamo finalmente diventati unico legislatore e giudice di noi stessi. Siamo pronti per essere delle "Supercreature".

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    48 mins
  • Nietzsche sotto le sue superdonne

    Nietzsche sotto le sue superdonne

    La filosofia della Mangusta 08.08
    Oct 26 2021

    Capitolo VIII - Nietzsche

    Perché abbiamo bisogno di Nietzsche oggi? Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci travolga con la sua passione. Perché ama la musica e scrive divinamente. Perché è lungimirante: dice che siamo governati dal Caos e non dalla Ragione e sinché ci ostineremo a pensare il contrario continueremo a stupirci del fatto che le cose non vadano nel modo "giusto". Perché se la prende con la "religione del lavoro" che ci fa consumare un'enorme quantità di forza nervosa che finiamo col sottrarre all'amore e a tutte le nostre emozioni più vere. Perché ci grida in faccia di fermarci a riflettere: che stiamo obbedendo come un "gregge" agli imperativi di una società che ci chiede di fare tutto ciò che vuole, senza farci troppe domande. Perché è vero che è morto folle, ma è meglio che viverci in quel modo.

    Episodio 8 - Nietzsche sotto le sue superdonne

    Nietzsche cresce in un gineceo, coccolato da donne che lo proteggono e lo opprimono. Forse per questo cerca nelle amicizie uomini centrati e sicuri di sé, come Jacob Burckhardt e Wagner. Tuttavia sono almeno 5 le donne della sua vita. La mamma Franziska che ne seguirà amorevolmente le crisi. La gelosissima sorella Elizabeth, che tenterà di proteggerlo dalle insidie dell'amore, ma che poi manipolerà i suoi scritti. Mawilda, l'amica fedele, che cercherà invano di accasarlo, l'intrigante Lou von Salomè per cui perderà letteralmente la testa e Cosima Wagner, la donna cui resterà intimamente legato e a cui dedicherà dolci pensieri anche al culmine della pazzia.

    Forse nessun filosofo ha amato di più le donne, desiderandole, fuggendole e finendo con l'esserne oggetto di scherno. Sempre vittima e bersaglio, mai "carnefice" e non è poco in un mondo che tratta spesso le donne con sussiego. Eppure Nietzsche non riuscirà mai a trovare la compagna giusta. Non che fosse brutto, senza baffi si sarebbe potuto definire persino "carino", ma le donne non avvertivano in lui quell' atteggiamento che induce una donna a desiderare di essere posseduta. Il che è strano per un uomo che afferma "Chi si stanca di volere, vuole il nulla".

    Non che fosse insensibile al fascino femminile, aveva standard precisi: giovani, alte, belle, bionde. Forse un po' troppo per un timido professorino. Dall'eterea Anna, giovane berlinese che lo colpirà danzando in una radura, sino a Resa von Schirnhofer, l'ultima, che dirà "era pieno di tatto nei confronti del sesso femminile". Forse troppo. Nessuna ne resta colpita, il suo amico Peter Gast dirà: "Frederich è di una sensibilità più delicata della più delicata delle fanciulle".

    Non ne indovina una: chiede la mano a ragazze appena conosciute, col loro amante da sensale, sceglie la sorella come compagna per gli incontri con Loù Salome, sviluppa insane passioni per le donne degli amici: è un gaffeur seriale, per quanto abbia scritto pagine penetranti sull'animo femminile. Gli riesce colla penna ciò che gli vien difficile nella vita. Concluderà il suo rapporto colle donne con una sentenza che non si sa se offenda più gli uomini o le donne: "Amare le donne intelligenti è un piacere da omosessuali".

    L'esaltatore di Dioniso relega la sua animalità in un angolo, sembra si accontenti di ammirare una donna e di goderne la compagnia, senza correre il rischio di arrivare al dunque. Come accadde con Cosima, Lou e tutte le altre. Al punto da farlo sembrare desessualizzato. "Ha il cuore nel cervello", scriverà Lou. E la colpa non è di Socrate, né di Euripide e nemmeno di Dio. Ecco la triste e meravigliosa storia di un filosofo che pur avendo creato il mito del Superuomo si è ritrovato a essere vittima e pedina di una vasta schiera di Superdonne.

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