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  • Seneca, uno di noi, intrappolato tra pasticci e problemi
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un'amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 1 - Seneca, uno di noi, intrappolato tra pasticci e problemi

    Seneca è un pensatore moderno, che anticipa di qualche millennio tutte le malattie da cui siamo affetti oggi: è un opportunista illuminato, capace persino di slanci eroici, un "luxury-addicted", un compratore compulsivo, sposato e divorziato ma è anche un salutista, vegetariano che, per quanto l'inquinamento sia ancora lontano, soffre di problemi alle vie respiratorie che gli causano svenimenti e attacchi d'asma. Sembra più un uomo del nostro tempo, che un illustre esponente del "mondo classico", perennemente combattuto tra le soddisfazioni di una vita spirituale e quelle di un esistenza agiata, a cui proprio non sa resistere.

    Va detto in suo favore che non è facile barcamenarsi in un ruolo istituzionale in cui gli habitué si chiamano Caligola, Messalina, Agrippina e Nerone e nel quale l'emotività "di pancia" svolge un ruolo fondamentale: il travagliato primo secolo dopo Cristo, uno dei periodi storici meno adatti alla formazione di un pensiero coerente e alla realizzazione di un modello di vita degno di questo nome, un tempo che, citando il sociologo Bauman, può essere paragonato alle fragili incoerenze della "società liquida" in cui siamo immersi oggi.

    Non è un uomo tutto d'un pezzo come Socrate, per quanto curiosamente giunga alle sue stesse conclusioni, e nemmeno un convinto assertore di principi come Epicuro, no, il mondo di Seneca è pieno di compromessi e di aspirazioni impossibili, ricco di ambiguità e di promesse mancate, dunque somiglia in maniera imbarazzante al nostro. Tuttavia, come afferma Quintiliano, uno dei suoi più fieri oppositori, i suoi pregi sono davvero notevoli: "un'intelligenza agile e sugosa, una passione sconfinata, un'approfondita conoscenza della realtà che spinge a tramandarne drammi, orazioni, poesie, lettere e trattati".

    Seneca è tutto questo e ancora qualcosa in più. Del resto la sua molteplice personalità, sempre in bilico tra le vette della virtù e gli abissi del compromesso, rappresenta il cardine della sua stessa infelicità: quella di un uomo che punta a raggiungere l'armonia più piena della vita ma, che non riesce a trasmetterne nemmeno uno spicchio al suo allievo più prestigioso : l'imperatore Nerone. E questa sarà la sua disgrazia.

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  • Le straripanti vicende del filosofo più influente di Roma
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 2 - Le straripanti vicende del filosofo più influente di Roma

    La vita di Lucio Anneo Seneca sembra un film di avventura tra i più avvincenti. Figlio di un cavaliere benestante, nasce a Cordova e, a causa di una seria malattia ai bronchi, è costretto a fare la spola tra l'Egitto e la Spagna. Procuratore di grido, nel giro di pochi anni diventa senatore. I suoi successi gli procurano fama e ammirazione, ma sono anche la causa delle sue disgrazie poiché l'imperatore Caligola, per invidia del suo talento, lo condanna a morte. Si salva grazie all'intercessione di una donna, ma esiliato deve riparare in Egitto.

    Torna presto a Roma, ma l'imperatore Claudio, succeduto a Caligola, lo manda nuovamente in esilio in Corsica. Viene richiamato a Roma da Agrippina, che gli affida l'educazione di suo figlio Nerone. E così quando questi, a sedici anni, riceve in dono l'Impero, Seneca ne diventa il consigliere, divenendo a tutti gli effetti l'uomo più influente di Roma, che a quel tempo era la città più influente del pianeta.

    Riesce a fare un quinquennio di cose notevoli, ma, a causa del carattere instabile di Nerone, quella stagione dura poco. L'imperatore infatti si dimostra sempre più insofferente alla tutela e molto incline a comportamenti dispotici. A questo va aggiunta la torbida figura di Agrippina che, attraverso il filosofo, pensa di poter controllare il figlio per gestire, a sua volta, il potere.

    Stretto in una morsa di equilibri difficili, Seneca viene costretto a concedere il proprio assenso a una serie di misfatti ripugnanti. Quindi, constatando il proprio fallimento di consigliere dell'Impero, si assume il peso morale degli eventi e chiede all'imperatore di potersi ritirare dalla vita pubblica per dedicarsi esclusivamente alla ricerca filosofica. Sono questi gli anni de "Le lettere a Lucilio" e delle sue opere migliori. Non riesce però a star lontano dalla politica e partecipa ad una congiura per ribaltare l'imperatore. Questa viene scoperta e repressa in malo modo. Molti dei congiurati vengono condannati a morte, a Seneca, in virtù del suo prestigio, viene concesso il privilegio di potersi togliere la vita. Lo fa con straordinaria dignità ed efferata ferocia; tagliandosi le vene dei polsi e delle gambe immergendosi nell'acqua calda, quindi bevendo il veleno: "È importante morire bene", dirà, "significa sfuggire al pericolo di aver vissuto male".

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  • Seneca: Tanti buoni consigli e un formidabile cattivo esempio
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 3 - Seneca: Tanti buoni consigli e un formidabile cattivo esempio

    Seneca è uno scrittore moderno che rifugge ad ogni classificazione, capace di scrivere opere di straordinaria forza morale, ma anche di comporre tragedie sanguinolente, epistole commoventi e una satira dissacrante in "onore" di un imperatore appena deceduto che prende sarcasticamente per i fondelli. Niente di strano per un filosofo morale che afferma che: "il saggio compie le stesse cattive azioni dei criminali, ma con diversa intenzione".

    A leggere le sue opere, tre sono le cose che saltano subito agli occhi: la prima è che scrive davvero bene, è conciso, evocativo, ficcante, non si perde in fronzoli ed è estremamente efficace, tenuto conto del fatto che scrive duemila anni fa di cose che ancora oggi appaiono di grande attualità; la seconda osservazione è che doveva essere un gran "paraculo", data la sua indulgente connivenza con il potere che nei suoi scritti deplorava con fermezza, ma che nella vita di tutti i giorni praticava assiduamente, insieme alla ostentata esibizione di una vita agiata, profondamente contraria all'austerità che professava con passione nei suoi insegnamenti. Tutto questo rende la terza considerazione la più importante: Seneca è un filosofo morale dal comportamento amorale, un educatore degenere, per questo motivo particolarmente attendibile, poiché utilizza se stesso e le proprie esperienze come "modello negativo" di riferimento.

    Descrive così, magnificamente, le cose da fare e quelle da evitare per essere felici, i principi da osservare e quelli da cui stare alla larga per poter prosperare, poiché la sua vita, trascorsa sempre sul filo del rasoio, gli ha procurato non poche ferite. Il suo fallimento finale costituisce la prova "provata" della veridicità delle sue affermazioni. "I mali che devi fuggire, spesso sono in te. Vivere, vuol dire soprattutto combattere" E pur tuttavia, se non si fanno troppo le pulci alla sua camaleontica personalità, bisogna ammettere che il suo pensiero, studiato e apprezzato in ogni epoca, sprigiona una forza di convincimento innegabile, tanto fa farlo annoverare tra gli scrittori più importanti che persino Dante salverà dal suo Inferno. Potere taumaturgico derivato dalla schizofrenia o della sua profondità filosofica. Chissà?

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  • Seneca e il telecomando

    Seneca e il telecomando

    La filosofia della Mangusta 04.04
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 4 - Seneca e il telecomando

    Come era già capitato a Socrate, anche Seneca viene accusato di corrompere i giovani. Con la sua scrittura. Ma come è possibile che un semplice "stile" di scrittura, possa avere implicazioni morali? A ben pensarci la cosa non è poi così assurda come sembra. Quando nel 1980 uscì "lazy bones", il primo telecomando, dando a tutti la possibilità di cambiare canale, rimanendo sul divano, di lì poco la nostra mentalità cambiò.

    Quando la filosofia dello zapping divenne imperante, la gente cominciò a guardare anche tre programmi alla volta. Dopo un po', per assecondare l'attitudine dello spettatore, anche il montaggio televisivo divenne più serrato, le immagini più "forti" e i dialoghi più convulsi. Successivamente anche il montaggio filmico cambiò. E in breve la cosa ebbe ripercussioni sul dialogo e sui nostri comportamenti. Ci abituammo ad un tipo di conversazione più frammentaria e meno lineare.

    Dopo qualche anno, in qualsiasi tavolo di ristorante, le persone riuscivano a parlare di tre o quattro argomenti alla volta, contemporaneamente. Salterellando disordinatamente da un tema all'altro, senza arrivare più a nessuna conclusione. Di lì a poco, nei dibattiti televisivi, gli interlocutori si sarebbero interrotti l'un l'altro, urlando e sovrapponendosi. Prima, non era mai accaduto. "Lazy bones" era riuscito a creare tutto questo. Non c'è da stupirsi dunque, se Quintiliano, celebre maestro di retorica, attacca Seneca, rimproverandogli la scelta di aver inventato una prosa spezzettata e convulsa, che ripudia l'armonia e la "rotondità" di Cicerone e si compone di frasi brevi ed incalzanti che, seppur ricche di significato, costituiscono "una minaccia per la gioventù romana". Può sembrare esagerato, ma, per il retore, leggere un'opera che non avesse il respiro, la sontuosità e la ricchezza di frasi subordinate, come quelle di Cicerone, significava educare i giovani alla superficialità morale, abituarli alla frammentazione e al pensiero dispersivo. Proprio come qualche millennio dopo, accadrà con gli sms, con i meme e con gli emoticons. Con buona pace di Quintiliano e di tutti i commentatori del ventunesimo secolo.

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  • Dammi 3 parole: Flessibilità, spregiudicatezza e moderazione
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 5 - Dammi 3 parole: Flessibilità, spregiudicatezza e moderazione

    Seneca è indubbiamente un uomo scaltro che riesce a diventare uno tra gli uomini più influenti di Roma e si conquista un posto in prima fila tra i filosofi più apprezzati dell'antichità. Infatti, per quanto occupi un ruolo centrale nelle gerarchie politiche dell'epoca, non si piega mai del tutto alle bieche logiche del potere. Ci convive semmai abilmente, riuscendo a destreggiarsi con eleganza tra complicità e acquiescenza. Tutta la sua vita è un manifesto inneggiante alla flessibilità.

    Per il filosofo di Cordova, infatti, una delle sfide principali della vita consiste proprio in questo: nel cogliere al volo ogni occasione, riuscendo a ricavarne il massimo, per sé e per gli altri, cercando di non "contaminarsi" troppo. Questa giudiziosa qualità viene chiamata "eukairìa" ed è l'arte di saper afferrare al volo, in un contesto ostile, l'opportunità favorevole, la capacità di trarre il meglio da circostanze generali avverse.

    A quest' avveduta capacita comportamentale, Seneca associa, in qualche frangente, la "akrasìa", un termine greco che sta ad indicare "l'agire in modo contrario ai principi che si professano abitualmente". Seneca infatti non si fa scrupolo di "predicare bene e razzolare male", coltiva il suo animo ma è anche molto attento agli equilibri diplomatici. Convinto com'è che una sua eventuale ritrosia lascerebbe il campo ad un consigliere più spregiudicato di lui, cosa che non gioverebbe alla sua carriera, ma soprattutto al bene di Roma.

    L'ambiguità di questo comportamento può essere tradotta facilmente come "discordanza dai propri principi" se non addirittura come "incoerenza, ambivalenza, equivocità". Si tratta della discutibile caratteristica di non riuscire ad accordare la propria purezza di pensiero ad un comportamento "specchiato" e coerente, un' abitudine vecchia di millenni, apparentemente deplorevole, ma giustificata da molti intellettuali tra cui Pascal, Baudelaire, Oscar Wilde e Walt Whitman, che diceva : "Mi contraddico, certo, sono vasto, dunque contengo moltitudini".

    Questa sua "molteplicità" non gli impedisce tuttavia di praticare la "sophrosyne" ossia il controllo di ogni vantaggio personale da parte della ragione, qualità che distingueva il cittadino benemerito che riusciva ad anteporre il benessere collettivo a quello individuale, sviluppando la capacità di prendere decisioni "in accordo" con le esigenze degli altri, oggi diremmo, esercitando l'empatia e la condivisone, e mantenendo le proprie ambizioni dentro i confini dell'interesse collettivo.

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  • Anche gli stoici sorridono (Virtù = Felicità)

    Anche gli stoici sorridono (Virtù = Felicità)

    La filosofia della Mangusta 04.06
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 6 - Anche gli stoici sorridono (Virtu = Felicità)

    Seneca è uno stoico, che in quanto tale non si occupa di speculazione filosofica, ma soprattutto di etica. Questo atteggiamento gli comporta l'ostilità di un numero consistente di detrattori che lo accuseranno di incoerenza e di non aver vissuto all'altezza dei suoi pur validi insegnamenti.

    Seneca si difende con l'aiuto di un argomento che gli consente di rimanere fedele alle posizioni stoiche: sostiene infatti che la vita è un percorso che non ci possiamo scegliere, l'uomo non è libero di decidere in che tempo vivere, in quale paese nascere, sotto quali governanti e con che valori di supporto. Li subisce e basta. Dunque la vita si presenta come il costante rapporto tra ciò che ci sarebbe piaciuto essere e ciò che siamo costretti a diventare. Bisogna adattarsi alle circostanze, avendo l'accortezza che queste non ci distruggano ma cercando piuttosto di avere come obiettivo la virtù che è la missione principale di uno stoico.

    Il compito essenziale di ogni individuo, secondo gli stoici, non è infatti quello di diventare un sapiente o un eroe, ma piuttosto quello di "vivere bene". È utile a questo proposito studiare la scienza, non tanto perché essa sia l'obiettivo centrale dell'esistenza, ma perché la dottrina stoica si fonda su un principio che trova la sua origine nella fisica. Questa sostiene infatti che la natura sia governata da un ordine giusto, razionale ed eterno che sovrintende in maniera infallibile a tutte le cose. E che possiamo chiamare Logos o Dio. Questo Logos dà al cosmo una forma ordinata e limita a zero l'influenza del Caso. Ciò che accade nel mondo dunque è stabilito da una volontà superiore e avviene per destino o Fato che dir si voglia.

    Fato giusto e ineluttabile che non va confuso col Caso, che invece è cieco e imprevedibile. L'essere umano per raggiungere la felicità deve solo accogliere il Fato, cercando quotidianamente, a sua volta, di avvicinarsi alla virtù. Per farlo deve porsi le domande giuste, non deve chiedersi ad esempio : "sono felice o no?" ma porsi un altro interrogativo: "il mio è un modo giusto di vivere, oppure no?" Questa è la prima domanda da farsi , se si vuol dirigere al meglio la propria esistenza . E in base alla risposta, va intrapreso un duro lavoro su noi stessi: una pratica minuziosa rivolta al miglioramento del nostro temperamento. Qualora ce ne sia bisogno o si sia fatto qualcosa di male. Cosa che Seneca non ritiene di aver fatto, ma che, se anche avesse fatto, poiché l'Universo è guidato intelligentemente dal Logos, avrebbe senz'altro avuto una giusta spiegazione.

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    29 mins
  • L'etica stoica e i nove consigli per vivere bene

    L'etica stoica e i nove consigli per vivere bene

    La filosofia della Mangusta 04.07
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 7 - L'etica stoica e i nove consigli per vivere bene

    Tutti gli scritti di Seneca contengono al loro interno i principi fondamentali della filosofia stoica. Molti di questi suggeriscono validi consigli per andare alla "conquista della felicità". Ricordandoci sempre che non stiamo parlando della "felicità" che intendiamo oggi, quella intensa sensazione di piacere che proviamo quando riusciamo a soddisfare ogni nostro piccolo o grande desiderio, no, la felicità di cui parla Seneca è quella intesa nell'accezione della parola greca "eudaimonìa", ed è riconducibile all'idea di una vita "degna di essere vissuta", un genere di esistenza di cui non ci si debba mai vergognare.

    Il filosofo racchiude in nove preziosi consigli ciò che ritiene importante per il raggiungimento di questo obiettivo, suggerimenti che ci aiutano a vedere le vicende del mondo con uno sguardo più sereno, con la consapevolezza che ogni imprevisto rientra nel piano e che noi esseri umani siamo spettatori di un progetto molto più grande di noi, in cui dobbiamo fare solo la nostra parte.

    Il primo consiglio di Seneca è quello di partire da un' attenta valutazione della situazione che stiamo attraversando: è inutile cercare di interpretare le circostanze, la successione degli eventi, capziosamente, lamentandosi magari perché tutto non sta andando nella maniera giusta. La persona "saggia" sa che non c'è nulla da temere dalla vita, perché tutto segue un ordine giusto, che è orientato verso il Bene. Il secondo consiglio è quello di tenere a bada i nostri timori. Troppe sono le paure che ogni essere umano si porta dentro. Alcune di queste riguardano il corpo, come ad esempio il ritenersi poco attraenti o poco intelligenti; altre riguardano il proprio ruolo sociale, come la consapevolezza dell'essere nati in una famiglia che non naviga nell'oro.

    La schiera di fantasmi che ognuno si porta dentro, man mano che la vita scorre va affrontata, con l'aiuto di un esercito che non arretra mai: le nostre virtù. Dobbiamo visualizzare questi timori, guardarli negli occhi e affrontarli, preparandoci ad una lotta dura, in base alla quale potremo stabilire se possiamo essere arruolati tra la schiera delle persone felici, e risolte. Un vecchio adagio orientale dice che: "i demoni sono dentro di noi e ogni essere umano è un lottatore che combatte contro le proprie paure". Il segreto è non indietreggiare, mai, con l'aiuto dei nostri valori. Per questo è necessario allenarli quotidianamente E alla fine, quella che rimarrà in piedi sarà una persona soddisfatta di sé, e rafforzata, proprio perché in armonia con ciò che invece aveva sempre temuto.

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    30 mins
  • Fatti amico il tempo e non aver paura delle novità
    Oct 26 2021

    Capitolo IV - Seneca

    Perché abbiamo bisogno di Seneca oggi? Perché è uno di noi. Che vive in mezzo ai casini, barcamenandosi. E per questo predica bene, ma spesso razzola male. E dunque ci insegna ad accettare le nostre contraddizioni. Perché ci aiuta a lottare contro i nostri fantasmi e ad accettare la provvisorietà della vita. E ci insegna a fronteggiare le difficoltà, con la forza delle nostre convinzioni. Perché leggerlo è un balsamo per l'anima. Perché non ci dice dove andare a cercare la felicità, ma ci suggerisce che equipaggiamento indossare per la ricerca. Perché ci educa all'arte del funambolo che afferra al volo ogni opportunità. Perché ci dice di non preoccuparci del tempo che passa, ma di pensare piuttosto a come impiegarlo al meglio. E infine perché ci consiglia di trattare la morte con simpatia. Come un' amica intrigante che ci cammina a fianco sin da quando siamo nati e condivide le nostre esperienze. Con curiosità. La stessa che noi dobbiamo avere nei confronti della vita.

    Episodio 8 - Fatti amico il tempo e non aver paura delle novità

    L'essere umano si preoccupa troppo spesso del futuro, teme ciò che potrà accadergli domani: è spaventato all'idea che le cose possano cambiare in peggio e che sia costretto a trovare nuovi equilibri, magari instabili. Molti sono infatti gli imprevisti che possono capitare ad ognuno di noi. Non sempre piacevoli. In ogni caso, non bisogna abbattersi. Perché tutto è temporaneo.

    Dobbiamo imparare ad accettare la provvisorietà di ogni situazione. E fare come i bambù. Che sono erbe giganti, con un fusto cilindrico, che hanno una qualità particolare che le rende speciali . Anche nel bel mezzo di un uragano, il bambù si piega, si inclina a favore di vento, ma non si spezza; fa fronte alle intemperie, senza mai perdere la sua forma. Infatti non appena la tempesta è passata, le sue canne tornano ritte, come se non fosse accaduto nulla.

    Anche noi dobbiamo imparare l'arte di fletterci all'urto, attutendo il colpo e assecondandolo, senza lasciare che questo ci destabilizzi, per ritornare poi rapidamente in forma. Il futuro è uno specchio opaco, nel quale non è possibile guardare, ma è aperto ad ogni illuminazione, basta solo saper aspettare.

    Anche il tempo però è un assillo per l'uomo, perché non ha alcun controllo su di lui. Non sa cos'è, non può fermarlo e soprattutto non sa quanto durerà. Gli sembra che sia poco. Per questo l'uomo saggio deve prestare attenzione all'uso che ne fa: soltanto allora il suo tempo diventa sufficiente. Per gli stoici la vita non è affatto breve, almeno per l'uomo saggio che sa impiegarla al meglio, non certo per chi la spreca inesorabilmente nell'ozio. Non dobbiamo chiederci pertanto continuamente: "Che cos'è il tempo? Quanto ne ho? Quanto durerà?" ma piuttosto: "Com' è giusto impiegarlo?". La missione è quella di farcelo diventare amico e non sprecarlo. Perché un vita felice è una vita "vissuta intensamente": il significato dell'esistenza sta proprio nella capacità di impiegare il nostro tempo correttamente. Per questo Seneca dice: "Inutile è il pensiero del tempo, all'uomo che vive degnamente il proprio". Questo è il segreto.

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