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  • Bisogna saper perdere

    Bisogna saper perdere

    La filosofia della Mangusta 06.01
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 1 - Bisogna saper perdere

    Di lui è stato detto tutto: che è un pensatore molesto, deleterio e micidiale, che le sue riflessioni non sono per tutti. Che bisogna "averci il fisico" per sopportarle. Perché è uno spregiatore del genere umano, il messaggero del pessimismo radicale. Ma Schopenhauer non è niente di tutto questo. È un pensatore realista, brillante e profondo, un po' amaro se vogliamo. Certo se rinascesse oggi, non sarebbe un fan sfegatato di Jovanotti, ma è uno che ci dice in faccia le cose come stanno.

    La filosofia di Schopenhauer è semplice, il suo motto portante è: "La vita è una schifezza" che non è proprio come andarsene in giro al luna park, ma è un filosofo onesto. Perché ci vuole un certo coraggio, in un mondo in cui tutti pur di piacere (e di vendere) ci raccontano che la vita è una cosa meravigliosa, rivelarci che invece essa è governata da un tiranno malvagio che ci spia e ci controlla e ci chiede di ubbidirgli in ogni occasione. Questo guardiano è la Volontà. Ma non quella zelante facoltà dell'animo che ci incita a perseverare in un proposito, no, Schopenhauer intende la Volontà come un "Ente di Natura", ossia come una forza cieca e implacabile che, al contrario di quello che lascia intendere il suo nome, non ha nessuno scopo preciso.

    Arthur dice: "E' una Volontà che vuole soltanto volere", è una forza oscura che permea l'esistenza e che sottende a tutte le leggi dell'universo, dalla più piccola alla più grande, un istinto selvaggio a cui non sta a cuore il bene dell'essere umano ma fa tendere l'uomo al raggiungimento di qualcosa che non riesce mai a soddisfare, solo per tenerlo occupato e perpetuarne la specie. Finendo così col consegnarlo alla frustrazione e all'infelicità continua.

    Schopenhauer insomma ci fa da oculista, ci esorta ad aprire gli occhi e a guardarci intorno. Perché dobbiamo faticare soffrire, dannarci l'anima per raggiungere sempre degli obiettivi per poi scoprire che dobbiamo procurarcene subito degli altri? Non vale la pena di accumulare tutto questo stress e tutta questa fatica per essere continuamente infelici. Dobbiamo resistere pertanto alla Volontà, dobbiamo sviluppare dentro di noi alcune intime pulsioni che la possano contrastare.

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    22 mins
  • Gli aculei di Arthur

    Gli aculei di Arthur

    La filosofia della Mangusta 06.02
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 2 - Gli aculei di Arthur

    Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

    Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

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    40 mins
  • La dittatura della volontà

    La dittatura della volontà

    La filosofia della Mangusta 06.03
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 3 - La dittatura della volontà

    Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

    Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

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    32 mins
  • Il balsamo della felicità

    Il balsamo della felicità

    La filosofia della Mangusta 06.04
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 4 - Il balsamo della felicità

    La vita è una partita difficile, questo ormai è chiaro: è "felicità a momenti e futuro incerto", come diceva una canzone di qualche anno fa. Ma proprio quando tutto per noi sembra ammantarsi di grigio, in piena contraddizione col carattere deterministico della sua filosofia dalla quale pare che per l'essere umano non vi sia alcuna via di scampo, Schopenhauer, con uno dei suoi colpi di coda che l'hanno reso celebre, decide di regalare all'uomo una possibilità di speranza. Possiamo ancora cavarcela.

    Ci sono ben tre stratagemmi da attuare, anzi tre rimedi per addolcire questo boccone amaro che è la vita, tre balsami che danno sollievo e che leniscono il nostro dolore cosmico, acquietando la nostra mente e tenendo lontana l'energia negativa della Volontà. Se la supremazia di questa forza su di noi comincia da quando siamo consapevoli della nostra identità, la liberazione da tutti i nostri guai non può che passare attraverso la negazione del mondo e "dei fenomeni" a cui è legata la catena dei nostri bisogni. Per prima cosa dunque, dobbiamo liberarci del nostro Io. Liberarci dall'egoismo che, se vogliamo, è il "leit motiv" della nostra esistenza, smettendo di alimentarlo. Il che non significa diventare degli invertebrati, ma cercare piuttosto di annullare la forza di questa malefica Volontà attraverso un costante esercizio di contrasto, praticando cioè l'Arte, l'Altruismo e la Meditazione.

    Questi tre fantastici rimedi riducono significativamente la massa del nostro "Io", assottigliano la nostra smodata dose di egoismo e disorientano di conseguenza la Volontà maligna che non riesce più a intercettare la sua vittima. In conclusione se vi sentite molto giù e avvertite che la vostra vita è simile a quella di un criceto che corre freneticamente sulla ruota e avete bisogno di una bella scossa, allora mollate tutto, ci suggerisce Arthur: andate a visitare un museo, prenotate una serata a teatro, andate a vedere un concerto o semplicemente mettetevi sul divano a leggere un buon libro. Quindi, recatevi a trovare un vostro parente anziano o una persona che conoscete e che sapete essere in difficoltà o bisognosa di un po' di conforto. Dopodiché ritagliatevi qualche momento per voi e "ritiratevi nella vostra capanna", magari ascoltando della buona musica. Vedrete che la Volontà Insaziabile vi lascerà in pace per un po' e, inoltre, risparmierete anche un sacco di soldi.

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    24 mins
  • Il potere del silenzio e la scoperta dell'altro

    Il potere del silenzio e la scoperta dell'altro

    La filosofia della Mangusta 06.05
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 5 - Il potere del silenzio e la scoperta dell'altro

    L'Arte costituisce il primo dei tre rimedi che possono contrastare la Volontà. Ma è un rimedio temporaneo e non accessibile a tutti. La Compassione ci permette di andare oltre la nostra ristretta prospettiva individuale e ci fa sentire le sofferenze degli altri come nostre. Tuttavia quando arte ed empatia si esauriscono, allora la Volontà ci riagguanta e riprende il suo losco fine. Occorre trovare qualcos'altro che ci liberi dal nostro egoismo. Ma questo qualcosa Schopenhauer ci dice, sorprendentemente, che non è l'amore.

    L'amore è un potente mezzo usato dalla Volontà per garantire la riproduzione della specie. Tutto qui. L'insospettabile alleato della nostra battaglia è invece il Silenzio. Nel silenzio infatti si formano i concetti e ci si avvicina al mondo delle Idee più pure. Lo trascuriamo perché siamo circondati da una miriade di rumori che ogni giorno ci penetrano nelle orecchie, confondendoci. Ma è una delle esperienze più rigenerative che un essere umano possa provare. Ed è anche una delle più sottovalutate. Perché il silenzio è riservato all'appuntamento con noi stessi. E a quel meeting finiamo spesso per arrivare in ritardo.

    Recentemente il Covid-19 l'ha dimostrato. Il lockdown ha creato non pochi problemi. Non ci eravamo abituati. Molti hanno fatto fatica a rimanere segregati da soli o con pochi familiari, tra le proprie mura domestiche. Cani, gatti, animali meno sociali di noi, si sono abituati senza troppe difficoltà. Per noi è stato difficile, anche se qualcuno, dopo un po', ha finito per rimpiangere la vita solitaria, ritrovando in quell'isolamento delle certezze che non riusciva più a rintracciare all'interno della vita di tutti i giorni.

    Dice Schopenhauer: "Dall'albero del silenzio pende il suo frutto migliore: la pace". La ricerca interiore dunque, o meglio, la meditazione effettuata con l'aiuto del silenzio, può aiutarci ad essere liberi. Possiamo cominciare a praticarla anche concentrandoci, inizialmente, solo per pochi secondi sul nostro respiro. Esercitandosi a lungo e con metodo, potrebbe accadere di ritrovarsi catapultati in qualche spazio imprecisato, situato dentro di noi. Ecco, questa è la scelta. Con qualche sapiente aggiustamento del copione potremmo tener lontana la Volontà per un po'. E imparare a goderci la vita.

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    29 mins
  • L'arcobaleno in bianco e nero

    L'arcobaleno in bianco e nero

    La filosofia della Mangusta 06.06
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 6 - L'arcobaleno in bianco e nero

    Schoppy agisce in un periodo di grande crisi. Nell'arco di un breve tempo nel mondo svaniscono due sogni importanti: la Rivoluzione prima e Napoleone poi. Due accrescitivi in "one" che finiscono entrambi miseramente. La Rivoluzione soprattutto aveva creato molte aspettative negli esseri umani. Ma dopo il sanguinoso periodo del Terrore, lo spirito della Rivoluzione era precipitato e anche Schopenhauer se ne era allontanato, affidando tutte le speranze di rinascita a Napoleone. Che, dopo qualche milione di morti, si era dissolto insieme alla sua giacca.

    La gente si preparava dunque ad affrontare la vita senza prospettive incoraggianti e senza il miraggio di un mondo migliore. È in questo clima che Arthur si muove. Forte di queste considerazioni, il filosofo si convince che il mondo sia governato da una forza cieca e impenetrabile che ci domina e ci tiene prigionieri: la Volontà di volere. Il pessimismo di Schopenhauer è di natura ereditaria, il padre si è suicidato, la madre è anaffettiva, la sorella non molto premurosa, quindi le sue paturnie e i suoi malumori sono congeniti, oltreché condizionati da una miriade di episodi spiacevoli, che hanno reso ostico il suo percorso vitale. Una sfilza di insuccessi e di frustrazioni hanno infatti rinsaldato la sua cupa visione del mondo.

    Tuttavia in lui coesistono due diversi livelli di pessimismo: quello della vita personale e quello metafisico della sua filosofia. Pertanto bisogna sempre distinguere l'azione dal pensiero, la pratica dalla teoria. Quest'ultima lo conduce ad una conclusione amara: la liberazione dalle preoccupazioni della vita avviene solo attraverso il rifiuto di ogni desiderio, programma non allettante, ma che lo spingerà per converso a scrivere pagine memorabili, a insistere con l'editore per l'uscita del suo libro, a cercare di fidanzarsi a ripetizione, a misurarsi cocciutamente con Hegel e a ricercare con caparbietà la fama e il successo. Questo, sebbene le sue opere parlino essenzialmente di dolore e di rinuncia. Tuttavia lo stile delle pagine di Schopenhauer è brillante e la sua scrittura coinvolgente e di facile lettura. Insomma, leggere Schopenhauer è entusiasmante. Sarà pure un controsenso ma è così. Provare per credere.

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    31 mins
  • Maestri d'Oriente e cani d'Occidente

    Maestri d'Oriente e cani d'Occidente

    La filosofia della Mangusta 06.07
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 7 - Maestri d'Oriente e cani d'Occidente

    Schopenhauer scopre, per primo, il ritmo primordiale dell'istinto. Le sue riflessioni spalancano la porta, in Occidente, alle suggestioni della spiritualità orientale. Il debito che Schopenhauer contrae con la filosofia orientale è infatti enorme. I filosofi successivi cercheranno di estinguerlo. Nietzsche su tutti. Ma ahimè, inutilmente. Il fatto è che noi occidentali abbiamo sempre presuntuosamente sottovalutato le altre culture, tra queste anche e soprattutto la cultura orientale.

    Se fossimo un po' meno provinciali e meno occidento-centrici sapremmo che anche Pitagora è stato un brillante allievo dei saggi indù. Insieme ad Empedocle, Eraclito e chissà quanti altri. Arthur incontra l'Oriente negli anni giovanili e ne rimane affascinato. Con quella filosofia instaura un rapporto costruttivo che durerà più di quarant'anni. Arthur non smetterà mai infatti di proclamare, durante l'arco di tutta la sua esistenza, una straordinaria affinità tra la sua filosofia e il pensiero indiano (Induista e Buddhista), un'affinità della quale si mena vanto, anche perché è convinto che conferisca alla sua dottrina un'aura di saggezza e di verità.

    La stessa che curiosamente attribuisce agli animali, in particolare ai cani. Li giudica più autentici. Ritiene che in loro il fenomeno della vita sia saldamente ancorato a quello dei principi naturali. E che questo li renda più semplici e più felici di noi, non solo perché non hanno coscienza della morte, ma perché non devono allestire nessuna "difesa intellettuale", diventando subdoli e bugiardi. Per questo chiama il suo adorato barboncino Brahman, con l'appellativo di Mensch (uomo) solo quando lo vuole rimproverare. Li rispetta, perché gli animali, secondo Schopenhauer, hanno una percezione più diretta della realtà, vedono il mondo esattamente com' è. Si spinge a dire che ogni animale è un essere più "spirituale" di quanto non lo sia l'essere umano. Chissà forse perché li tiene davvero in gran considerazione o perché non aveva in gran simpatia i suoi simili.

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    27 mins
  • Il detective Schopenhauer

    Il detective Schopenhauer

    La filosofia della Mangusta 06.08
    Oct 26 2021

    Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 8 - Il detective Schopenhauer

    Risoluto ed egoista, introverso, ma tenero con il suo animale domestico, Schopenhauer sembra il frutto della penna dello scrittore Raymond Chandler. Un perdente, un caotico scontroso, uno sradicato, sempre pronto a battersi e a perdere di nuovo. Proprio per questo, assurto a simbolo stesso della disillusione. Un uomo amareggiato, che nasconde le ferite del suo disincanto, sotto la rude scorza del cinico, un tipo che ama sparare invettive a raffica e mettersi in urto con tutti, soprattutto coi potenti, esattamente come il linguacciuto, coriaceo, onesto e scorbutico Arthur Schopenhauer.

    È facile immaginarlo dietro la scrivania del suo ufficietto scuro, con le persiane appena tirate su, con la testa appoggiata sul gomito dell'impermeabile sgualcito, che attende al suo nuovo incarico; stanare una una tipa che si fa chiamare Willie, dal tedesco "Wille", che poi significa "Volontà", è un soggetto pericoloso!!! Il suo motto? "La volontà vuole solo volere". Non le interessa altro. Si serve degli esseri umani per i suoi loschi scopi, che poi sono quelli di perpetuare la specie. Ci illude, ci elargisce qualche "contentino" e poi ci elimina. Perché? Perché lo vuole, non lo sa perché. Le cose vanno così da sempre.

    Non è facile rintracciarla, il suo amico Kant glielo aveva detto, cambia identità velocemente, si aggira indisturbata tra la folla e miete vittime illustri, in primo luogo tutte le nostre speranze, poi le nostre ambizioni e infine i nostri sogni: ci avvelena pure l'anima, bisogna rintracciarla ovunque sia finita, prima che distrugga la vita di milioni di individui. Il caso, a prima vista, sembrerebbe di difficile soluzione, ma prima di gettare la spugna, "Philip" Schopenhauer pensa che possiamo tentare di giocarci un'ultima carta: provare a tenderle una trappola e strapparle il foulard di Maya ossia quel velo dell'illusione che le consente di camuffarsi con rapidità e poi vedere che c'è sotto, per guardare finalmente in faccia Willie e scoprire chi è per davvero. Ce la farà? Basta ascoltare l'episodio per saperlo.

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    26 mins