Resultados Editorial "audible studios" en Antropología

En 1976, mientras Milton Friedman recoge el Premio Nobel de Economía por sus logros en los campos del análisis del consumo y la teoría monetaria, el punk expande su mensaje de disonancia empujando los límites de lo decible hacia espacios hasta entonces poco conocidos. En ese mismo momento bandas como Iron Maiden comienzan a generar imaginarios extraños que canalizan algunas tendencias sociales; las pistas de baile exploran nuevas formas de relación cultural, y el espíritu nihilista de Iggy Pop flota en el ambiente.

Il nostro mondo è fondato sul lavoro. Non solo esso garantisce la produzione e il consumo di beni e servizi più o meno essenziali, non solo è parte fondante della retorica politica, non solo occupa buona parte del nostro tempo. No. Il lavoro ci definisce come esseri umani, circoscrive le nostre aspirazioni e i nostri sogni, definisce le nostre abitudini, i nostri valori, il nostro benessere (o malessere) fisico e mentale. Ma non è sempre stato così, anzi, James Suzman dimostra che i nostri antenati cacciatori-raccoglitori lavoravano molto meno di noi.

Neste audiolivro, está narrado o fascinante processo civilizatório que conduz nossos ancestrais à conquista da fala, da agricultura, da escrita, à criação das cidades e dos impérios, à construção de templos e palácios, ao controle sobre os rios, à criação da civilização.

Duemila anni di monoteismo ci hanno abituato a ritenere che Dio non possa essere se non unico, esclusivo, vero. Al contrario, il politeismo antico prevedeva la possibilità di far corrispondere fra loro dèi e dèe appartenenti a culture diverse (la greca Artemis alla romana Diana, l'egizia Isis alla greca Athena), ovvero di accogliere nel proprio pantheon divinità straniere. Questa disposizione all'apertura ha fatto sì che il mondo antico non abbia conosciuto quella violenza a carattere religioso che invece ha insanguinato, e spesso ancora insanguina, le culture monoteiste.

From a renowned historian comes a ground-breaking narrative of humanity’s creation and evolution, a number one international best seller that explores the ways in which biology and history have defined us and enhanced our understanding of what it means to be “human”.

As both individuals and communities, we have a choice. We can struggle through the onslaught of information and play an eternal game of catch-up. Or we can choose to live in the present: favor eye contact over texting; quality over speed; and human quirks over digital perfection. Rushkoff offers hope for anyone seeking to transcend the false now.

Two million years ago, Africa: A skinny, long-limbed creature who walks on two legs, can’t sprint, and has no weapons turns away from his under-nourished friends, and runs down a much stronger antelope. Dinner. Over succeeding generations, this creature evolves into one of the best distance runners on the planet: the human being. Yet in the age of modernity, we find ourselves unable to run without more than half of us suffering injury. This book looks at the injury epidemic in running and what the barefoot running movement believes are the causes of injury.

It is likely not terribly surprising that surfers like to party. The 1960-'70s image, bolstered by Tom Wolfe and Big Wednesday, was one of mild outlaws. Tanned boys who refused to grow up, spending their days drinking beer and smoking joints on the beach in between mindless hours in the water. As the surf brands accidentally morphed into a multimillion- then multibillion-dollar industry beginning in the 1980s, however, the derelict portrait began to harm business.

On 11 March 2011, a massive earthquake sent a 120-foot-high tsunami smashing into the coast of Northeast Japan. By the time the sea retreated, more than 18,000 people had been crushed, burned to death, or drowned. It was Japan's greatest single loss of life since the atomic bombing of Nagasaki. It set off a national crisis and the meltdown of a nuclear power plant. And even after the immediate emergency had abated, the trauma of the disaster continued to express itself in bizarre and mysterious ways.

Beginning in the 18th century with the building of St. Petersburg - a 'window on the West' - and culminating with the challenges posed to Russian identity by the Soviet regime, Figes examines how writers, artists, and musicians grappled with the idea of Russia itself - its character, spiritual essence and destiny. He skillfully interweaves the great works - by Dostoevsky, Stravinsky, and Chagall - with folk embroidery, peasant songs, religious icons and all the customs of daily life, from food and drink to bathing habits to beliefs about the spirit world. 

The story of human civilization can be read most deeply in the materials we have found or created, used or abused. They have dictated how we build, eat, communicate, wage war, create art, travel, and worship. Some, such as stone, iron, and bronze, lend their names to the ages. Others, such as gold, silver, and diamond, contributed to the rise and fall of great empires.

By synthesizing current research in the social sciences, Schwartz makes the counterintuitive case that eliminating choices can greatly reduce the stress, anxiety, and busyness of our lives. He offers eleven practical steps on how to limit choices to a manageable number, have the discipline to focus on the important ones and ignore the rest, and ultimately derive greater satisfaction from the choices you have to make.

人間は生まれながらにして自然知能を持っている。昔、昔、そのまた昔から、自然知能は名もなく放置されてきたのである。そのため人間は進化がおくれた。そういうことを考える人もなかった。

"Una delle disgrazie del nostro paese, negli ultimi sessant'anni, è stata proprio di non avere avuto veri nemici. Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo."

Esistono luoghi in cui non sembra vivere nessuno. Strade solitarie su cui muovono i passi sparuti camminatori, case centenarie in cui i silenzi sono rotti solo dal ronzio di qualche televisione lontana, antichi muretti a secco su cui camminano gatti randagi e lucertole più di quanto vi si appoggino mani e schiene umane, vecchie stufe a gas a riscaldare ampie stanze semivuote.

È noto che il mondo sta cambiando. Molto, quasi tutto ci porta a prevedere la fine della vita per come ora la conosciamo sulla Terra. La catastrofe (dal greco katastrophé, ‘rovesciamento’) che il genere umano sperimenta e sperimenterà non è però la prima: tutto quel che conosciamo è nato da una catastrofe, si è andato modificando e assestando attraverso catastrofi, e con una catastrofe andrà a terminare – o a proseguire, ma in modo radicalmente diverso.

In che modo la tv e i social media sono diventati così pervasivi? Come mai si ha la sensazione di vivere in un tempo strano, talvolta estremamente compresso e talvolta profondamente dilatato? E perché ci sembra sempre che ci manchi un quadro generale delle cose, che il nostro sguardo si fissi su alcuni particolari, ingranditi a dismisura?

Un viaggio nel mondo dell'antropologia attraverso dieci parole – essere, convivere, comunicare, dove e quando, crescere, specchiarsi, rappresentarsi, donare, credere, nutrirsi –, per avvicinarsi a una disciplina che può aiutarci a interpretare il rimescolamento sempre più rapido della realtà cui stiamo assistendo e comprendere meglio ciò che accade nelle nostre città, strade e vite. L'antropologia culturale, nata come studio delle culture dei popoli lontani dall'Occidente, oggi ha allargato il suo campo di azione fino a occuparsi del qui e ora.

Abitare è una delle principali caratteristiche dell'essere umano e la casa è il luogo umano per eccellenza. Domandare a qualcuno «dove vivi?» vuol dire chiedere notizie sul posto in cui si svolge la sua attività quotidiana, ma soprattutto su quello che dà senso alla sua vita. Servendosi anche di un suggestivo giro del mondo tra le architetture vernacolari, il libro va in cerca del senso profondo dell'abitare.

Non c'è donna che non si sia mai sentita rivolgere parole come queste. Parole a cui ci si abitua, tanto sono consuete. La violenza che contengono non ci stupisce, al massimo produce un groppo alla gola a cui non si riesce a dare spiegazione. E più queste parole diventano normali, più si rischia di adottare lo stesso sguardo misogino sul mondo. Del resto, questo linguaggio non appartiene solo alla nostra quotidianità - il mondo reale e i social media - ma permea anche le pagine dei giornali, i salotti televisivi, i comizi dei politici.