C'è stato un tempo nel quale i discorsi dei grandi leader cambiavano il corso della storia e spesso anche la vita quotidiana dei cittadini. Oggi prevalgono post, tweet, battute in tv di 30-45 secondi, che esprimono più o meno efficacemente emozioni e posizionamenti spesso effimeri. Nel passato, ma ancora oggi, i discorsi spingono invece ad argomentare, a spiegare, a far capire perché si sia arrivati ad una certa posizione e dove si voglia arrivare. Nella storia dell'Italia unita molti discorsi hanno lasciato il segno: Fabio Martini, fine analista politico della Stampa, parte da Camillo Benso Conte di Cavour e dal suo storico discorso del 1861 davanti al neonato Parlamento italiano e, una puntata dopo l'altra, arriva fino a Beppe Grillo.

"Vi piacerebbe, gentili ascoltatori, se vostra moglie vi lasciasse per sposare il vostro migliore amico?" Era il 10 maggio 1974 quando Amintore Fanfani, all'epoca segretario della Democrazia Cristiana lanciò un appello televisivo per invitare gli italiani a votare "Sì" all’abrogazione della legge sul divorzio, che esisteva già da 4 anni. Fu la prima grande sconfitta della Dc, e il segno che l'Italia non era quella che i grandi partiti si immaginavano (Partito Comunista compreso).

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